I 100 ANNI DEL PCI DI RAVENNA. L’OPINIONE DEI SOCIALISTI
nell’intervento di C. Lorenzo Corelli alla presentazione del libro
(leggi/scarica qui l’intero intervento corredato di testi e foto)
ALCUNI BREVI STRALCI
… Non sono certo il solo a ritenere che sul piano politico e storiografico il centenario del Partito Comunista sia stato un’occasione perduta per riflettere senza i veli ideologici del passato su ciò che rappresentò l’ubriacatura leninista sfociata nella scissione comunista al Congresso Socialista di Livorno del 1921; una scissione politicamente superflua visto che già la maggioranza nazionale del Psi era detenuta dall’ultra-leninista corrente massimalista (non in provincia di Ravenna dove prevaleva la corrente riformista e non a caso fu particolarmente accanito lo squadrismo fascista); è in questo contesto di frattura socialista e di radicalizzazione della lotta politica che il fascismo trasse alimento e incontrò il favore e il sostegno necessari ad imporsi.
Ma le conseguenze di quella scissione sopravvissero alla fine del fascismo e alla nascita della Repubblica, poiché la lunga sudditanza del Pci all’Unione Sovietica ha reso impossibile la costruzione in Italia di una reale, credibile, alternativa socialdemocratica al pluridecennale dominio democristiano; una “alternativa” che ancora oggi manca per poter contendere il governo del Paese alla destra. Si tratta di “riflessi condizionati” non abbandonati dal Pci neppure a “fine corsa”, quando, con la costituzione del Pd, ha preferito continuare a non affrontare la questione socialista, in Italia prima che in Europa.