Con l’occasione del 1° maggio, torna l’Avanti! cartaceo che si affianca come periodico all’Avanti! on line quotidiano (qui per leggerlo/scaricarlo)
IL NOSTRO PRIMO MAGGIO
Due dediche a questo primo maggio 2020, per non parlare solo di covid-19.
La prima alla nostra storica Aurora che da lunedì 4 vedrà sostituita l’insegna luminosa del Partito con il cambio del vecchio simbolo con quello recante di nuovo il garofano. un’insegna con le stesse caratteristiche esteriori, ma dotata di nuove funzionalità, illuminata al led e un sensore che in base alla luminosità esterna la accende o la spegne.
La seconda al “Primo Maggio” di Edmondo De Amicis. Rimasto incredibilmente inedito e sconosciuto per quasi un secolo, solo nel 1980 è stato pubblicato il romanzo Primo Maggio (ed. Garzanti) che Edmondo De Amicis scrisse nel 1890 a suggello della sua adesione al nascente socialismo italiano. Nell’opera viene affrontata la tematica delle misere condizioni in cui vive gran parte della popolazione, a partire da una scrupolosa, sincera e accorata denuncia delle colossali ingiustizie del capitalismo nell’arretratissima Italia del fine ottocento e lo sdegno per il vero e proprio muro opposto dal miserabile egoismo e cinismo della classe borghese alle giuste e sacrosante rivendicazioni della stragrande maggioranza del popolo.
“La moltitudine dà tutto alla società e non ne riceve pressoché nulla, suda sopra la terra, si logora nelle officine senza cavarne altro frutto che la miseria, mentre un piccolo numero trova che la vita è bella. La prima cosa da farsi per sopprimere l’ingiustizia è quella di riconoscerla e proclamare il buon diritto di chi si lamenta.
Il disordine immenso nella produzione di tutto ciò che alla società è necessario, l’anarchia dell’industria ridotta ad un gioco d’azzardo, una libera concorrenza che mette in perpetuo contrasto l’interesse personale con interesse collettivo, che mette il lavoro, funzione sociale, senza protezione e senza diritti, trascurando ogni cosa utile che non frutti a chi la produce. Una società che tende a dividere in una piccola schiera di dominatori, che hanno tutto, in una folla immensa che ha ben poco. La parte che è data ai lavoratori sul progetto generale della ricchezza non è proporzionata alla parte che essi rappresentano nell’opera generale della produzione della ricchezza. Questa grande miseria deve sparire tutta o in gran parte, il lavoro non deve mancare e deve essere più umano, i ragazzi devono essere istruiti e le disuguaglianze ingiuste devono scomparire. La società diventi quasi un’immensa famiglia, in cui ciascuno, per interesse proprio, desideri il bene di tutti gli altri”.