ilpuntOn.7.2020

È USCITO IL N. 7/2020 DI LUGLIO DE il puntO (leggilo/scaricalo qui)

da questo numero
LO STOCCAGGIO DELLA CO2 NON AIUTA LA TRANSIZIONE VERSO LE RINNOVABILI
“Siamo pronti a candidare al primo bando del Fondo per l’innovazione europeo il progetto per il nuovo hub di Ravenna che darà vita al più grande centro al mondo di cattura e stoccaggio di CO2, responsabile dell’effetto serra. Un’opportunità unica nell’area perché sfrutteremo l’immenso volume di stoccaggi che arriva dai giacimenti a gas offshore, ormai esauriti del Medio Adriatico, che faranno da contenitori. Si tratta di un’occasione importante per l’area e anche per quelle società di ingegneria e meccanica che al momento subiscono una profonda crisi di settore, un’iniziativa industriale che consentirà di mantenere la forza lavoro impegnata nel distretto e, in prospettiva, di procedere a nuove assunzioni. Il bisogno energetico è così ampio che non possiamo pensare di trasformare tutta l’energia esistente in prodotti completamente verdi. Occorre sfatare l’idea che esiste solo una forma di energia. È un progetto in cui crediamo molto.”  Haannunciato nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Il Presidente del Consiglio, poi, in occasione degli Stati Generali dell’economia ha annunciato con enfasi il grande progetto energetico nazionale che si realizzerà nel distretto ravennate, con la creazione del più grande polo mondiale di cattura e stoccaggio di anidride carbonica. “È una strada che, come Regione, insieme ad una realtà qualificata come Eni intendiamo esplorare, perché si tratta di un’importantissima sperimentazione tecnologica per l’ambiente, in grado riconvertire competenze e creare lavoro qualificato” ha affermato con soddisfazione il Presidente della Regione, Bonaccini.
L’accordo globale di Parigi del 2015 sul contrasto ai cambiamenti climatici, sottoscritto anche dall’Italia, prevede un Piano di riduzione delle immissioni di anidride carbonica in atmosfera generate in particolare dall’uso di combustibili fossili, da realizzare entro il 2030, per giungere alla totale neutralità entro il 2050. Nonostante ciò nel 2018 l’Italia ha continuato a finanziare le fonti fossili con sussidi diretti e indiretti per quasi 19 miliardi, mentre alle fonti pulite sono andati 25milioni di euro. Il petrolio, il gas e il carbone continuano a pesare più delle rinnovabili le quali non basteranno ad abbattere completamente le emissione di anidride carbonica nel breve tempo. Pertanto è necessaria la graduale transizione verde e sostenibile, così come chiede l’Europa, che non è certo quella del progetto di stoccaggio CO2 mondiale a Ravenna, se mai venisse realizzato. Servono invece nuovi progetti di sviluppo che intervengano efficacemente sulla riconversione del settore Oli & Gas come la realizzazione di impianti rinnovabili offshore (eolico) che garantiscono la salvaguardia dell’ambiente, l’occupazione già esistente e la creazione di nuova. Il Governo deve indicare una strategia chiara sulla energia pulita o si perderà di vista l’obiettivo di portare l’Italia verso un cambiamento industriale di grande portata, ma serve chiarezza e sburocratizzazione delle norme che attualmente regolano tali installazioni. Lo Stato deve dimostrare così di saper utilizzare le società che già possiede, come Eni, per dare un futuro industriale a questo Paese che ha necessità impellenti di investimenti in energia rinnovabili. Eni deve dedicarsi seriamente a questi  e non a progetti di dubbia efficacia. Non si può essere favorevoli agli investimenti sulle rinnovabili e chiedere nel contempo che si continui ad investire come in passato sulle estrazioni di gas naturale e quindi sulle fonti fossili. E non si può certo definire una grandissima opportunità il progetto Eni sul polo (mondiale!) a Ravenna di CO2, che ancora una volta scaricherebbe sul nostro territorio le sue peggiori politiche sulla sicurezza e la qualità ambientale, senza neppure portare benefici reali all’occupazione.
Il gas naturale non rappresenta un’opzione energetica sostenibile- nemmeno a breve termine- e in misura limitata come carburante di transizione verso l’utilizzo stabile di energie pulite. Il suo utilizzo come combustibile contribuisce fortemente all’aumento di concentrazione di gas serra.Alle  emissioni di anidride carbonica risultanti dalla combustione di gas vanno aggiunte le rilevanti emissioni prodotte durante l’estrazione e il trasporto. Il progetto CO2 prevede solo cattura e stoccaggio delle emissioni di anidride carbonica dei combustibili fossili la cui estrazione continua, come dimostra il fatto che le grandi compagnie petrolifere stanno intensificando le ricerche di idrocarburi in tutto il mondo.