IL N.1 – GENNAIO 2023 DE il PuntO (leggi/scarica qui)
DA QUESTO NUMERO
UN’EQUA DISTRIBUZIONE ECONOMICA
UNICO ANTIDOTO ALLE DISEGUAGLIANZE
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza,
di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. (art. 3 della Costituzione)
La disuguaglianza di genere assieme a quella generazionale, di classe sociale e di appartenenza etnica, negli ultimi decenni hanno subìto un consistente peggioramento. I fattori che si intersecano con tali disparità vertono principalmente sulle differenze economiche. Gli ultimi dati disponibili sulla distribuzione della ricchezza in Italia indicano che a livello europeo il nostro Paese occupa la 21ma posizione su 27. Crescendo i divari tra i ricchi e i poveri, negli ultimi decenni è aumentato il numero di persone in povertà estrema, a livello nazionale risultano essere il 6,9% le famiglie in tali condizioni, per lo più residenti nell’Italia meridionale.
Donne, giovani e occupazione. Un Piano che manca da sempre e penalizza l’Italia.
Combattere la disparità di genere. La parità di genere è strettamente legata alla giustizia sociale. I ruoli e le posizioni diverse che rivestono uomini e donne nella società riguardano molti ambiti tra i quali l’istruzione, la partecipazione economica e le opportunità che si ripercuotono ed emergono soprattutto con l’ingresso nel mondo del lavoro. A parità di livello occupazionale è evidente la sperequazione salariale che si amplifica con la formazione della famiglia. Per le donne che storicamente hanno maggiori doveri di cura e assistenza dei figli sovente anche di congiunti anziani, conciliare famiglia, lavoro e carriera diventa particolarmente complicato e iniquo. In assenza di uno stato sociale che supporti i nuclei familiari, sono costrette a rinunciare o ad assentarsi dal posto di lavoro più frequentemente dei colleghi, così, spesso sono intrappolate in lavori poco qualificati, costrette a subire condizioni di part-time forzato e altre forme di lavoro flessibile, meno remunerative, meno utili per lo sviluppo di carriera e a rischio di perdita di anni di lavoro. Una serie di studi ha dimostrato che le donne pagano fortemente il prezzo di diventare madri, spesso non riescono a stare al passo dei colleghi e i loro redditi ne risentono in maniera permanente. Nonostante le donne abbiamo ormai raggiunto, e recentemente anche superato gli uomini rispetto al livello d’istruzione, faticano ad arrivare ai vertici delle organizzazioni e delle professioni.
E’ urgente promuovere interventi mirati con l’adozione di politiche e strategie di genere per consentire loro di partecipare in egual misura al mercato del lavoro. Maggiori investimenti per welfare, strutture e servizi per l’infanzia e cura degli anziani risultano cruciali per il perseguimento di una maggiore uguaglianza nella società, di partecipazione piena al mercato del lavoro al fine di una totale indipendenza economica. Solo così si potrà combattere anche la drastica flessione demografica in corso da diversi anni.
Il divario generazionale impoverisce il futuro di tutti. La carenza di investimenti sulla formazione dei giovani, l’inasprimento delle difficoltà di accesso al mondo del lavoro, i contratti di lavoro poveri e selvaggi e un precariato diffuso tendono a depotenziare non solo il contributo economico delle nuove generazioni al sistema produttivo e alla crescita economica, ma più in generale riducono la partecipazione attiva al miglioramento sociale e culturale del territorio in cui vivono. Ciò non riguarda solo la partecipazione al mercato del lavoro, ma anche altre sfere dell’impegno attivo dei giovani.
La domanda di partecipazione sociale e politica è più elevata di quanto loro riescano a esprimere, tra i temi più sentiti la giustizia sociale ma anche l’ambiente e più in generale la promozione di un modello di benessere equo e sostenibile. Il ruolo delle nuove generazioni nell’economia dei prossimi anni, legato alle nuove sfide della digitalizzazione, dell’automazione e del cambiamento climatico, impongono un robusto utilizzo dei fondi di Next generation Eu al fine di promuovere una solida formazione con pari opportunità, per renderle protagoniste attive di una nuova fase di sviluppo, più inclusivo e sostenibile.
Le discriminazioni soffocano opportunità, sprecano il talento umano necessario per il progresso economico e accentuano le tensioni sociali e le disuguaglianze. La frammentazione sociale, le differenze regionali, il persistere delle disparità di genere, razziale e generazionale richiedono un nuovo modello sociale. Per una società più egualitaria la lotta alle discriminazioni è parte essenziale della promozione di un lavoro dignitoso, in condizioni di libertà, equità e sicurezza.
Intensificare gli sforzi rappresenta non solo un imperativo morale ma anche un’importante opportunità per promuovere uno sviluppo inclusivo.